L’eterno dualismo tra filosofia orientale e quella occidentale – Rosa

La questione del Relativismo – Riflessioni dal Teeteto – 2^ parte – Carlo Marletti
(continua)
4 La critica di Protagora
Come è noto, esposta la teoria del flusso Platone non procede subito a metterla in discussione e passa piuttosto ad allargare l’orizzonte oltre la dimensione della αίσθησις, o del Protagorismo Stretto, a quella del Protagorismo Largo ed entra in scena l’apparire come opinione. Solo più tardi, dopo la critica al Protagorismo Largo, Platone ritornerà, come vedremo, a quello Stretto. Il passo fondamentale qui da parte di Platone è convocare direttamente Protagora a mettere in gioco un apparire che ha la dimensione della opinione vera per il soggetto umano. In questo senso l’incipit di questa parte presenta una serie preliminare di obiezioni a έπιστήμη semplicemente come αίσθησις, che non occorre qui ricordare, il cui obiettivo principale è far entrare in scena l’auto-difesa di Protagora che Socrate si incarica di interpretare e con la quale inizia la critica al più importante dei Sofisti.
(Platone)
4.1 La “difesa” di Protagora: oltre la verità, l’utile
L’ingresso di Protagora nel dialogo segna anche l’ingresso del Protagorismo Largo, quindi nella dimensione dell’opinione e solo più tardi ritornerà a quella della percezione e del flusso, che la critica a Protagora non avrà fino a quel momento scalfito. Il primo passo è avere da Protagora una risposta riguardo a come possa la tesi della verità relativa all’agente umano essere compatibile con la pretesa che vi sia un ruolo per il sofista come quello di maestro del cambiamento in meglio e della scelta migliore. Ed ecco la difesa di Protagora in bocca a Socrate:19
«SOCR. “… Io infatti sostengo che la verità sta come ho scritto: ciascuno di noi è misura delle cose che sono e di quelle che non sono, ma aggiungo che c’è una differenza enorme tra l’uno e l’altro in virtù di questo motivo, cioè perché a uno appaiono cose diverse rispetto a quelle che appaiono a un altro. Sono poi ben lungi dal sostenere che non esistano la sapienza e l’uomo sapiente, e definisco uomo sapiente colui che, quando a qualcuno di noi le cose appaiono e sono cattive, intervenendo con un cambiamento le farà apparire ed essere buone“» (Teet., 166c9-d 7).
Quest’uomo sapiente per Protagora è naturalmente il sofista, che è un po’ come il medico: questi trasforma la situazione di salute del malato in una condizione migliore servendosi di farmaci, il sofista trasforma la situazione di ciò che appare a un essere umano in una migliore servendosi di parole (Teet., 167c5-6).20 Questa trasformazione non vuol dire passaggio a un’apparenza vera secondo un modo della verità fuori dalla dimensione dell’uomo-misura:21
«SOCR. “… si tratta comunque di rappresentazioni che alcuni, per ignoranza, chiamano vere, mentre io considero semplicemente queste ultime migliori delle altre, non più vere“» (Teet., 167b2-4).
Come chiosa opportunamente in nota a questo passo il curatore, la strategia di Protagora22
«indubbiamente raffinata ma destinata a naufragare, consiste nello smarcamento di ogni competenza dalla dimensione propria- mente epistemica (la quale comporterebbe una distinzione degli uomini sulla base della maggiore o minore capacità di descrivere il mondo), per indirizzarla in direzione di un utilitarismo operativo, il quale sostituisce la categoria del vero con quella dell’utile».
Socrate-Protagora chiude poi con un’estensione di questo utilitarismo operativo alla dimensione sopraindividuale della città:23
«SOCR. “… quando sosteniamo che tutte le cose si muovono e che ciò che a ciascuno sembra, questo anche è, tanto nel caso si tratti di un cittadino privato quanto in quello di una città“» (Teet., 168b5-6).
A questa auto-difesa di Protagora è dedicato da Platone un argomento fortemente critico che vedremo tra poco.
(Protagora)
4.2 L’argomento dell’auto-confutazione
Alla base stessa della autodifesa di Protagora è subito dedicato nel testo platonico l’argomento più famoso e storicamente importante sferrato nel Teeteto all’uomo-misura nella dimensione del Protagorismo Largo: quello dell’auto- confutazione del relativismo protagoreo. Il ragionamento critico messo in scena da Socrate vale la pena di essere qui riportato integralmente:24
«SOCR. Quando tu, dopo esserti formato in modo autonomo un giudizio intorno a qualcosa, rivolgendoti a me palesi la tua opinione relativa a quella cosa, si deve ammettere che, in base alla tesi di Protagora, ciò sia per te vero; ma per noi altri non è possibile assumere le vesti di giudici del giudizio da te espresso, oppure giudichiamo che le tue opinioni sono sempre vere? O piuttosto ci saranno in tutti i singoli casi migliaia di individui i quali si oppongono alla tua opinione, ritenendo che giudichi e pensi cose false?
TEOD. Per Zeus, Socrate, sono davvero “molte migliaia”, come dice Omero, e mi procurano tutti i fastidi che possono derivare dagli uomini.
SOCR. E allora, vuoi che diciamo che tu, da parte tua, hai opinioni vere, mentre per migliaia di altri sono false?
TEOD. Sembra che in base al ragionamento sia necessario.
SOCR. E che accade allo stesso Protagora? Se lui stesso non avesse pensato che l’uomo è misura, e non lo pensassero in molti, come in effetti non lo pensano, non sarebbe necessario che questa verità che lui ha messo per iscritto non ci sia per nessuno? Se invece lui lo pensasse ma la moltitudine non fosse d’accordo, comprendi in primo luogo che quanto maggiore è il numero di coloro ai quali sembra così, nella stessa misura essa non è vera piuttosto che essere vera.
TEOD. È necessario, sempre che una cosa sia e non sia sulla base dell’opinione di ciascuno.
SOCR. Inoltre la tesi presenta questa conseguenza, di estrema sottigliezza: a proposito della sua opinione Protagora riconosce in qualche modo che sia vera l’opinione di coloro che hanno un’opinione opposta alla sua, in quanto ritengono che lui si sbagli, dal momento che concorda sul fatto che tutti opinano cose che sono.
TEOD. Certamente.
SOCR. Riconosce allora che la sua opinione è falsa, se ammette che è vera l’opinione di coloro che ritengono che lui si sbaglia?
TEOD. È necessario.
SOCR. E gli altri non riconosceranno che loro stessi si sbagliano?
TEOD. Certamente no.
SOCR. E quello, da parte sua, ammette che è vera quest’opinione che ha messo per iscritto.
TEOD. Sembra.
SOCR. Si avranno obiezioni da parte di tutti, a cominciare da Protagora, o piuttosto da lui si avrà un assenso quando converrà con chi dice cose opposte, riconoscendo che quello ha opinioni vere; e perciò perfino Protagora finirà con l’ammettere che né un cane né il primo venuto è misura di nessuna cosa che non abbia imparato. Non è così?
TEOD. È così.
SOCR. Dal momento dunque che nasceranno obiezioni da par- te di tutti, per nessuno risulterà vera La verità di Protagora, né per un qualunque altro né per lui stesso» (Teet., 170d 4 – 171c7).
Credo che a prima vista sarebbe difficile non considerare devastante questo argomento per l’uomo-misura e così è stato largamente nella storia del pensiero filosofico. Ma è anche vero che non sono state solo rose e fiori. Da più parti è stato osservato, sin dall’antichità, che l’argomento non è esente da difetti ‘formali’ di consequenzialità, e anche che costituisca un non sequitur in relazione al pensiero di Protagora.25 Presentarvi un quadro di massima della discussione al proposito sarebbe stato impossibile, non basterebbe un altro incontro come quello di oggi, ci vorrebbe buona parte di un intero corso universitario. Possiamo però osservare quale è la posta in gioco in questo argomento. Se si caratterizza come auto-confutazione di Protagora l’argomento è perché esso intende applicare il criterio dell’uomo-misura proprio al criterio dell’uomo-misura, cioè a sé stesso. La struttura di questa applicazione è la stessa di altri famosi paradossi dell’auto-riferimento – ad esempio quello del mentitore.
4.3 L’argomento della competenza
Un secondo importante argomento contro il relativismo di Protagora nel cuore della prima parte del Teeteto è noto come l’argomento della competenza, ovvero della virtù di essere esperti in qualcosa, nel quale si respinge la possibilità della riduzione di tale virtù ad esercizio retorico come invece nell’orizzonte protagoreo. Ha inizio con Socrate che introduce il tema della previsione – ad esempio la previsione di cosa potrà essere utile alla città, come è nell’obiettivo della città stabilendo le proprie leggi e adottando i provvedimenti adeguati:26
«SOCR. Tutti poi sarebbero ancora meglio disposti ad ammettere tutte queste cose se si questionasse intorno all’intera specie nella quale ricade la nozione di utile; si tratta in qualche modo del tempo futuro. Infatti quando legiferiamo, stabiliamo le leggi in quanto risulteranno utili per il tempo che verrà, vale a dire quel tempo che possiamo definire correttamente “futuro”» (Teet., 178a 5-10).
Ciò vale naturalmente per Protagora anche per ogni individuo, come egli ce lo presenta dotato del criterio di uomo-misura, il quale le cose come gli appaiono così anche opina che sono in verità. Così è lecito chiedersi di quest’uomo protagoreo 27
«SOCR. che possiede in sé il criterio relativo anche alle cose che accadranno, cioè che le cose che si ritiene che accadano in futuro, queste avvengono effettivamente per colui che crede che accadano?» (Teet., 178b10-c3).
A questo punto la domanda di Socrate va in direzione di un problema per questa concezione dell’uomo-misura e il relativismo che comporta, quello appunto della competenza. Un esempio per tutti:28
«SOCR. se un profano pensa che verrà assalito dalla febbre e che sopraggiungerà il calore che si ha in casi simili, mentre un altro, un medico, è di parer contrario, diremo che il futuro si compierà in base all’opinione di uno dei due o in base a quella di entrambi e per il medico non sarà né caldo né febbricitante mentre per lui stesso sarà entrambe queste cose?
TEOD. Ma sarebbe veramente ridicolo» (Teet., 178c3-9).
E qui la stoccata di Platone non è di grande eleganza, anche se di forte richiamo morale:29
«SOCR. …Oppure tu, Protagora, sarai in grado di prevedere meglio di qualunque profano la forza persuasiva che i discorsi in tribunale avranno su ciascuno di noi?
TEOD. Proprio a questo proposito egli dichiarava di essere superiore a tutti.
SOCR. Sì, per Zeus, mio caro. Nessuno avrebbe conversato con lui pagando gran quantità di denaro, se egli non avesse persuaso quelli che lo frequentavano che né un indovino né nessun altro era in grado di giudicare meglio di lui circa ciò che sarà o sembrerà essere in futuro» (Teet., 178e4 – 179a3).
Naturalmente è qui presente un grande tema socratico, come già nel Gorgia (cfr. 464a1 – 465e1): quello della competenza autentica del saggio versus quella inautentica del retore. Credo che sia da sottoscrivere quanto ha osservato al proposito Sedley, che questo argomento – con il quale termina la refutazione di Protagora – è un lascito strettamente socratico che trova nel Teeteto di Platone un momento importante di realizzazione:30
«Infatti il Socrate ritratto in tutti i dialoghi di Platone della prima fase, e soprattutto nel Gorgia, era colui che costantemente vaglia- va a fondo la base e la struttura della competenza, che tendeva ad identificare con la base e la struttura della virtù. A partire dalla sua infaticabile insistenza ad elaborare la distinzione tra chi è esperto e chi non lo è, e ad onorare la loro differenza, è stato lui ad aver posto le basi per la messa sotto accusa del relativismo che, per la prima volta, è stata ora pienamente articolata».
4.4 Oltre il flusso
Restano ancora da fare i conti con la teoria del flusso. Rispetto al divenire e al flusso Platone non poteva avanzare la patente di un’intatta innocenza. Non per niente Cratilo era stato uno dei suoi maestri. In fondo il Teeteto è anche un viaggio dal fluire del divenire, attraverso l’instabilità dell’opinione, sino alla parziale stabilità della conoscenza ancora intramondana e sino alla soglia non ancora varcata dell’Essere delle Forme. In ogni caso, un risultato la critica di Protagora ce l’ha consegnato, «che non ogni opinione sostenuta è vera» (Teet., 179c1-2)31 Riguardo alla percezione, alla sua infallibilità e al- l’universo del flusso, a quanto pare, tutto però sta ancora in piedi. Chiederci quanto complicità abbia Platone con quella magnifica teoria del flusso porterebbe troppo lontano. Dopo aver constatato che l’architettura ontologica del flusso è inesprimibile in termini di una struttura linguistica, meglio registrare che la sua funzione nel Teeteto è presto terminata: 32
«SOCR. Dunque, Teodoro, stiamo prendendo le distanze dal tuo amico e non siamo più disposti a concedergli che ogni uomo è misura di tutte le cose, a meno che non si tratti di qualcuno dotato di sapere. Né potremmo concedergli che conoscenza sia percezione sulla base del procedimento che assume che tutto si muove, sempre che il nostro Teeteto non lo sostenga in un senso in qualche maniera diverso» (Teet., 189b7-c3).
Non è però terminata la lezione che così ci restituisce Platone sulle radici stesse del relativismo, che affondano nella molteplicità delle prospettive parziali che l’immediatezza dell’esperienza del mondo sensibile consegna inevitabilmente all’essere umano, almeno quanto affondano nella corrispondente molteplicità delle prospettive parziali che l’immediatezza dell’immersione nella comunità consegna altrettanto inevitabilmente all’uomo (anche se di questo tema non v’è stato qui il tempo di parlare). Il relativismo fuori controllo è però come una dimora imprigionata da quelle radici.

5 Conclusione
Abbiamo attraversato in questo nostro incontro solo alcuni aspetti essenziali della prima parte del Teeteto, lasciando fuori la seconda parte dedicata all’opinione, alla credenza, e poi la terza davvero straordinaria sulla caratterizzare della conoscenza, che lascia stupefatti per la sua ‘modernità’. Si è trattato di un problema di tempo a nostra disposizione. Ma lo spazio di questa prima parte del dialogo ha in realtà una sua importante autonomia tematica, che non è certo determinata dalla pervasiva presenza dello spettro relativista protagoreo. Al contrario: questo spettro solo accompagna un percorso verso il chiarimento di quell’apparire nel quale squarci di ciò che è e diviene, tramite sensazione e percezione, raggiungono l’anima. Come dirà poi Platone nel Sofista, questo apparire è una correlazione di percezione e giudizio, 33 che il Teeteto si è incaricato di mantenere protetta dal relativismo.
Appendice
Le tre fasi dell’opera di Platone. Una periodizzazione abbastanza standard e largamente prevalente nella letteratura critica sulle opere di Platone è depositata nel seguente schema:
Fase 1. La prima fase, caratterizzata dalla centralità di Socrate, si può dire dei dialoghi socratici o (ancor meglio) dei dialoghi aporetici, della quale ricordiamo qui:
- Apologia di Socrate: gli atti d’accusa e le difese di Socrate, i suoi discorsi dopo la prima e la seconda votazione, il commiato.
- Cratilo: dialogo ’ufficiale’ di Platone in tema di filosofia del linguaggio, incentrato sulla diatriba tra visione ’naturalista’ e visione ’convenzionalista’ del significato dei nomi.
- Gorgia: il tema centrale è la
- Protagora: da una discussione molto animata tra Socrate e Protagora sulla virtù, il dialogo approda alla scienza come fonda- mento ed essenza della virtù.
Fase 2. La fase di mezzo, caratterizzata dall’elaborazione della teoria metafisica delle Forme:
- Menone: è come un ponte tra F1e F2, dedicato all’essenza della virtù, alla dottrina dell’anamnesi e il fondamento della conoscenza
- Fedone: ha come tema centrale l’immortalità dell’anima.
- Repubblica: i cui dieci straordinari libri sono dedicati alla giustizia, allo Stato e le sue forme, all’educazione dei Custodi e il loro ruolo nello Stato, al filosofo reggitore dello Stato, al rapporto tra filosofia e potere, al mito della caverna e l’educazione del filosofo, alla dialettica, al tiranno, alla condanna dell’arte, al potere della filosofia che travalica la morte.
- Fedro: tratta dell’amore e la bellezza, dell’oratoria e la verità, della scrittura.
- Parmenide: il tema è la dottrina delle
Fase 3. La fase matura dove perde centralità la figura di Socrate, che comprende dialoghi come i seguenti:
- Teeteto: tema centrale è la conoscenza (di questo più avanti).
- Sofista: definizione del sofista, gli Eleatici e il problema del non essere, il problema dell’essere, il superamento dell’Eleatismo.
- Politico: definizione dell’arte politica, il mito sulla storia del cosmo, il giusto mezzo, la politica e la struttura dello Stato, definizione della scienza politica.
- Timeo: il grande discorso cosmologico di Timeo, il principio materiale del cosmo, la natura dell’uomo.
- Filebo: unico di questa fase con ancora centrale la figura di Socrate, tratta il problema etico del bene e la sua definizione, la struttura metafisica della realtà, questioni di ontologia, cosmologia e teologia, del piacere, dei fondamenti dell’etica.
- Leggi : dodici libri dei quali è impossibile riassumere in poche righe i temi trattati da Platone, che vertono praticamente su ogni aspetto del diritto.
Come si evince da questa periodizzazione delle opere di Platone, il Teeteto è generalmente attribuito alla terza fase, la più matura della sua produzione filosofica. Lo si può considerare una sorta di ponte tra la seconda fase – che vede l’elaborazione della teoria metafisica delle Forme e trova in qualche modo il suo culmine nel Parmenide – e la grandiosa terza ed ultima fase, nella quale Platone mette in gioco la sua filosofia delle Forme in quasi tutte le direzioni principali della riflessione filosofica: epistemologia e teoria della conoscenza, ontologia, cosmologia, teologia, etica, filosofia e scienza politica, antropologia, filosofia del diritto.
Note:
19 Platone [26]: 319.
20 Ivi: 321.
21 Ib.
22 Ib., n. 153.
23 Ivi: 327.
24 Platone [26]: 337, 339, 341.
25 Per un orientamento di massima su questi punti: Burnyeat [3] e [8]: 28-31; Sedley [27]: 59-62; Zilioli [33]. Ben informato il lavoro di Zilioli, almeno quanto alimentato da una decisa adesione al relativismo e, così, anche dall’esigenza di distaccare Protagora dal ritratto consegnatoci da Platone. Su verità e realtà a misura di individuo umano non mi trova francamente d’accordo, per usare un eufemismo.
26 Platone [26]: 373.
27 Ib.
28 Ib.
29 Ivi: 375.
30 Sedley [27]: 88.
31 Platone [26]: 377.
32 Ivi: 399.
33 Sofista: 264b.
Riferimenti bibliografici
- Baghramian , Relativism, Routledge, London 2004.
- Bossi B. – Robinson T. M. (a cura di), Plato’s “Theaetetus” Revisited, De Gruyter, Berlin 2020.
- Burnyeat F., Protagoras and self-refutation in Plato’s Theaete- tus, «The Philosophical Review», LXXXV/1976, pp. 172-195 (rist. in Burnyeat [11], pp. 27-47).
- Burnyeat M. F., Plato on the grammar of perceiving, «Classical Quaterly», NS XXVI/1976, 29-51 (rist. in Burnyeat [12], pp. 70-98).
- Burnyeat F., Examples in epistemology: Socrates, Theaetetus and G. Moore, «Philosophy», LII/1977, pp. 391-398 (rist. in Burnyeat [12], pp. 3-20).
- Burnyeat F., Socratic midwifery, Platonic inspiration, «Bulletin of the Institute of Classical Studies», XXIV/1977, pp. 7-16 (rist. in Burnyeat [12], pp. 21-35).
- Burnyeat M. F., Conflicting appearances, «Proceedings of the British Academy», LXV/1979, 69-111 (rist. in Burnyeat [11], pp. 276-315).
- Burnyeat , The Theaetetus of Plato, Hackett, Indianapolis 1990.
- Burnyeat M. F., The impiety of Socrates, «Ancient Philosophy», XVII/1997, pp. 1-12 (rist. in versione riveduta in Burnyeat [12], 224-237).
- Burnyeat M. F., Knowledge is perception: “Theaetetus” 151D-184A, in Fine [16], 320-354.
- Burnyeat M. F., Explorations in Ancient and Modern Philosophy, vol. 1, Cambridge University Press, Cambridge 2012.
- Burnyeat M. F., Explorations in Ancient and Modern Philosophy, vol. 2, Cambridge University Press, Cambridge 2012.
- Cooper J. M., Plato on sense-perception and knowledge (“Theaetetus” 184-186), in Fine [16], 355-376
- Crombie I. M., An Examination of Plato’s Doctrines, II. Plato on Knowledge and Reality, Routledge, London 1963.
- Fine , Conflicting appearances: “Theaetetus” 153d-154b, in Gill-McCabe [18]: 105-133.
- Fine G. (a cura di), Plato1: Metaphysics and Epistemology, Oxford University Press, Oxford 1999.
- Fine G. (a cura di), The Oxford Handbook of Plato, Oxford University Press, Oxford 2008.
- Gill C. – McCabe (a cura di), Form and Argument in Late Plato, Clarendon Press, Oxford 1996.
- Kraut R. (a cura di), The Cambridge Companion to Plato, Cambridge University Press, Cambridge 1992.
- Lee -K., The “Theaetetus”, in Fine [17], pp. 411-436.
- Narcy M., The old and the new Socrates in the “Theaetetus”, in Bossi- Robinson [2], 11-20.
- Plato, Plato’s Theory of Knowledge. The Theaetetus and the Sophist, a cura di F. M. Cornford, Dover, N.Y 2003 (ed. originale 1935).
- Platone, Cratilo, a cura di Francesco Aronadio, Laterza, Bari
- Platone, Teeteto, trad. di M. Valgimigli, introduzione e note di A. M. Ioppolo, Laterza, Bari-Roma 1999.
- Platone, Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano
- Platone, Teeteto, BUR, Milano
- Sedley D., The Midwife of Platonism. Texts and Subtext in Plato’s Theaetetus, Oxford University Press, Oxford 2004 (tr. it., La levatrice del Testo e sottotesto nel Teeteto di Platone, Vita e pensiero, Milano 2011).
- Shields C. (a cura di), The Blackwell Guide to Ancient Philosophy, Blackwell, Oxford 2003.
- White N. P., Plato on Knowledge and Reality, Hackett, Indianapolis
- White N. P., Plato’s metaphysical epistemology, in Kraut [19], 277- 310.
- White P., Plato: Epistemology, in Shields [28], pp. 100-117.
- Zilioli , Seeing and knowing in Greek philosophy. A relativistic ontology for the conflicting appearances of Plato’s “Theaetetus”, «Variations», XII/2004.
- Zilioli U., Protagoras and the Challenge of Relativism. Plato’s Subtlest Enemy, Ashgate, Aldershot 2007.
(fine)
Carlo Marletti,
professore presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università degli Studi di Pisa.