I Rosa+Croce quale archetipo dell’esoterismo occidentale – Umberto Bianchi
Gabriele La Porta Il Dionisiaco
Pensando a Gabriele… – Pier Luca Pierini R.
Lo rivedo ancora, quella mattina di molti anni fa, a Roma. Con il suo sguardo limpido e penetrante, che lasciava intuire una galassia di pensieri, cordiale e indagatore al tempo stesso, sempre in cerca di emozioni e percezioni. Era in attesa, nella penombra del suo ufficio, dietro una grande scrivania con la sua inseparabile pipa. Il nostro sodalizio era nato nei primissimi anni 80 e ci incontravamo quel giorno di nuovo, quasi per caso, lasciando alle spalle un lungo periodo che ci aveva tenuti lontani. Eppure dopo poche parole, dopo pochi attimi, ci eravamo ancora una volta felicemente “riconosciuti” e le nostre “anime” si ritrovavano unite nell’affetto e nell’abbraccio di quella nostra, profonda Amicizia, che scavalcava calendari e lancette di orologi, per parlare direttamente ai fiori più nascosti del cuore.
E ci ritrovavamo a parlare, cordialmente, pacatamente, di noi. O meglio, come sempre, erano ancora le nostre anime che conversavano. E si comprendevano, istintivamente, come note che unite compongono spontaneamente una perfetta armonia di accordi. Parlavamo di vita, di incontri, di personaggi, amici e maestri, di libri ovviamente, di sapienza sacra e profana, di chiaroscuri interiori, di coincidenze, visioni, sentimenti, progetti, ricordi e incanti. Di passati e futuri sognati. Di Ermetismo e Magia. Persino ogni tanto, ma solo ogni tanto, di filosofia. E di immagini. A volte leggere e trasparenti come ali di farfalle appena sbocciate, a volte profonde come l’inconscio dell’universo. Erano i nostri incontri, scanditi da sensazioni e parole intense, l’eco delle quali si dilatava nei nostri pensieri anche nei giorni seguenti, continuando a farci sentire e riflettere, a farci comunicare, e confrontare. Per capire. Un dialogo che non si era mai interrotto. Tantomeno adesso.
Altri avranno scritto e scriveranno molto meglio di me di Gabriele, dei suoi scritti, ai quali dava vita con la stessa passione di un amore fatale, dei suoi studi, dei suoi interessi, della sua opera e della sua vita di eclettico uomo di un Rinascimento senza confini, catapultato senza attenuanti nella nostra epoca. Io vorrei soltanto proporre il ricordo di Gabriele assorto nei voli di una dimensione recondita e intima. Il ricordo di una tormentata e armoniosa mente olistica che intuiva ed esplorava senza maschere i cieli e gli abissi dell’Io. Di un illuminato artista dello spirito, poeta, investigatore, attore e spettatore di Psiche. E di Iniziato. Un caleidoscopio di inesauribile sete di sapere e di mai sopita Conoscenza, sempre carismaticamente affidata come un’onda all’impeto naturale della verità vissuta, o sussurrata in punta di piedi, con la rara modestia e il candido pudore dei Grandi.
I colori del suo giardino segreto erano l’arcobaleno dei suoi stati d’animo e riflettevano le stagioni della sua straordinaria sensibilità, delle sue impressioni, della sua coscienza, della sua fantasia, della sua misteriosa clessidra. Dai tenui e crepuscolari velluti autunnali increspati dal vento di una malinconica consapevolezza esistenziale, alla quieta oscurità di germogli sfumati che vigili attendono pazienti in silenzio il puntuale disgelo, ai fertili e gioiosi contrasti cromatici delle ardenti e luminose speranze primaverili, fino all’esplosione generosa, acuta, pulsante e sanguigna di frutti maturi d’estate, di lune cangianti a picco sul mare, di azzurri orizzonti stellati e grani dorati dal sole, e d’uva purpurea. L’uva di Bacco e il nettare di Dioniso. La sua essenza. Nelle lacrime e nel sorriso, nel dolore e nell’estasi, nel silenzio e nella voce del Dio. Gabriele La Porta, il Dionisiaco.
Pier Luca Pierini R.