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 Dal Punto di Quiete agli Specchi Proteiformi – Parte Seconda – Alessandra Biagini
Arte

Dal Punto di Quiete agli Specchi Proteiformi – Parte Seconda – Alessandra Biagini

13/04/2022 0 Comment

Diari di un Amanuense, Ora Quarta

 

(Parte Prima: https://www.paginefilosofali.it/dal-punto-di-quiete-agli-specchi-proteiformi-parte-prima-alessandra-biagini/)

Il manoscritto Processi Iniziatici, è un testo contenente diverse narrazioni ed orbita attorno al Codice K. la sua struttura è quella di un classico quaderno rilegato con spirali metalliche; v’è una ragione simbolica all’uso della spirale metallica che tiene assieme le sue parti che vedremo a breve. Nel volume le pagine, seconda che si aprono alla sinistra o alla destra del lettore, costituiscono il Libro di Sinistra o il Libro di Destra. Nelle figure che seguono (1.I e 1.II)  il Libro di Sinistra contiene il capitolo Infanzia I, componente la Leggenda di Torimirot, che fa parte del Palindromale, un nucleo di storie gemmanti sulla vita dei popoli nel Sistema dei Cento Milioni di Anni, il reame psico-galattico dominato da una potenza cosmica, chiamata Ekauna.

FIGURA 1.I

FIGURA 1.II

 

Nel Libro di Destra si raccolgono le Annotazioni del Matto o della Morte, secondo l’etimo proveniente dalla radice semitica mate, meth, mat. M’inoltro per qualche riga in una selva etimologica dal contesto un po’ astruso, ma necessario per disquisire su alcuni simboli che accompagnano tanto i contenuti di Processi Iniziatici, quanto le calligrafie con le quali sono stati scritti i testi. Matto, morte e materia, matter in inglese, quest’ultimo termine connesso al verbo mattare, preso dalla parlata scacchistica: dare scacco matto. Sia i testi quanto ogni singola figura nei Libri che vado descrivendo sono annodati all’idea della morte iniziatica, da qui il titolo del lavoro. La spirale che lega il Libro di Sinistra a quello di Destra rappresenta la Matter/Mather/Morte da cui il viaggio iniziatico ha origine. Si tratta di uno dei più antichi simboli dell’umanità contenente il concetto di vita e morte. Nell’arte la spirale è il movimento centripeto e centrifugo allo stesso tempo; i due libri di Processi Iniziatici rappresentano tali forze, la spirale che collega le parti del manoscritto è la scaturigine degli esseri che popolano i fogli. Essa è nera, puro Yin, la femmina oscura in cui concetti dapprima vagheggianti come semplici impressioni d’inchiostro acquistano densità e dai margini del foglio avanzano divenendo lettere e parole. La spirale è il centro del cosmo: da esso l’ordine degli elementi si dispone, generando il testo. Nella tecnica calligrafica è riflesso lo stesso atto creativo insito nella scrittura delle Ombre Danzanti, infatti nel Libro di Destra le lettere sono affini alla calligrafia plasmata dal Vascello di Pianeta 0, tuttavia non è proprio nella struttura del segno che le Ombre Danzanti si riflettono, quanto nella loro nascita dai movimenti caotici dell’inchiostro ai margini delle pagine, cioè nelle cornici. Le scritture e il carattere testuale di Pianeta 0 e di Processi Iniziatici, hanno uguale radice nelle profonde nerezze dell’inchiostro, simbolo dello Yin più oscuro e remoto, al centro dell’imbuto rovesciato cosmico, dal quale scaturiscono tutte le densità note e sconosciute che compongono ogni materia dell’universo visibile e invisibile. I presocratici descrissero una sostanza primordiale materiale e vivente, secoli più tardi Cudworth chiama ilozoica tale immagine, fondendo fra loro le parole greche ὕλη, hýlē, materia e ζωή, zoé, vita. Il termine può sovrapporsi con ilopsichico se il concetto di vita si assimila a quello di anima.  L’inchiostro nei testi descritti è ilozoico /ilopsichico, una fonte Yin con la quale s’in-forma la vita nel foglio. In-forma, nel senso di un ‘en’ che entra nella forma per realizzarne la finalità interiore; potrei descrivere il processo della cornice degli eventi, come un’entelechia, parola formata dagli elementi greci en e telos, scopo, fine, ovvero, seguendo Aristotele nel suo De Anima (Libro II, 412), quella tensione in un organismo a realizzare se stesso, secondo leggi proprie, passando dalla potenza all’atto; l’entelechia dunque come uno stato di perfezione di un qualcosa che ha raggiunto il suo fine. In Laotze le creature una volta che hanno raggiunto il loro compimento fanno ritorno alla Radice. Nel capitolo Annotazioni del Matto, paragrafo II, del Libro di Destra (Figura 2), la spirale apre lo spazio necessario perché l’ordine del Cosmocrate –anche questo originato in essa e raffigurato da un insieme di elementi quasi geometrici che si confondono con gli stessi segni delle lettere – possa manifestarsi, sotto forma di geroglifici , sistemi planetari e stellari. Quest’ultimi sono i pensieri del Cosmocrate, una stella, addensandosi nella forma della sua mano, cala sulla fronte di una figura antropomorfa, simbolo di un sacerdote declinante le volontà dell’ordinatore cosmico sul resto degli esseri viventi nel sistema.

FIGURA 2

Il bisogno di una figura esterna che traduca l’invisibile alla mente è un impedimento al compimento dell’essere, un disturbo al processo interiore dell’entelechia, una membrana che si frappone fra l’en e la forma, ostacolando la realizzazione del Se Stesso nell’essere.  Nella sapienza tibetana gli impedimenti alla realizzazione e le distrazioni sono personificati da Mara, il Signore dei Piaceri Sensuali. Poiché nelle Stanze di Dhārmika Subhūti: “ciò che accade agli esseri viventi è soltanto frutto delle azioni –morali e immorali- del corpo, della parola, della mente, da essi stessi compiute. Non c’è altro Creatore.” , Mara incarna i potenziali inciampi del Bodhisattva che potrebbero spezzare la quiete meditativa, arrestando la realizzazione. Come prima prova Mara si mescola nelle sembianze d’un messaggero e avverte il meditatore che le cupe armate di un tiranno si sono impadronite del regno di suo padre e questi è stato gettato in prigione e le donne violentate. Il terrore è grande e nessuno sembra potersi opporre ad esso. In sostanza è la trama delle narrazioni contenute nel Libro di Sinistra e in Pianeta 0. Il messaggero è il Signore dei Cento Milioni di Anni che vuole continuare a esistere nella mente del meditatore, attraverso il tormento di una simile missiva che obbliga a tornare indietro dal punto raggiunto nella meditazione per raggiungere il regno del padre. Ma quell’inganno è plasmato su alcune delle paure più radicate nel meditatore e sui sentimenti di pusillanimità, malvagità e avidità. Il bodhisattva medita su tali miserie del cuore che si riflettono in quegli atti sino a trascendere quelle mediocri condizioni. Sconfitto, Mara insiste con altri inganni, sino a quando ogni suo tentativo di far cadere il meditatore nella sua rete di sensualità, viene dissipato dalla calma del bodhisattva. Nelle cornici è configurata la battaglia con la nostra mente, le pareidolie sono il frutto di Mara (Ekauna o Signore dei Cento Milioni di Anni) che inghiottono l’osservatore, palesandogli ciò che egli desidera vedervi.

In Figura 3, nel Libro di Sinistra è raffigurato un Hermutz, parola traducibile con ‘abitante dell’angolo’, spirito presiedente gli snodi dimensionali, che nella narrazione è incarnato dal gestore di un chiosco di bevande. La sua testa rossa divampa dal corpo fatto di un grigio vapore di eventi, una nebbia di tempi connessi fra loro dalla pesantezza dello sguardo di colui con cui l’Hermutz entra in relazione. Dietro di lui alcune bottiglie, tutte contengono un nero liquido. La figura, pur rappresentando un personaggio marginale della storia, è un’altra personificazione del Signore dei Cento Milioni di Anni e le sue bottiglie sono piene delle forme pensiero con le quali avviluppare la mente del meditatore. Il rosso spirito degli snodi offre l’acqua del Lago di Mnemosyne, sovrapponendosi ai custodi del regno di Ade nella Lamina di Petelia, risalente al quarto secolo avanti Cristo e rinvenuta in Calabria in un amuleto cilindrico del secondo secolo a.C.: – A Mnemosyne è sacro questo (dettato): (per il mystes) quando sia sul punto di morire. Andrai alle case ben costruite di Ade: v’è sulla destra una fonte accanto ad essa si erge un bianco cipresso; lì discendono le anime dei morti per avere refrigerio. A questa fonte non accostarti neppure ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi custodi ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento, che mai cerchi attraverso la tenebra dell’Ade caliginoso. Dì: “(Son) figlio della Greve ed del Cielo stellato di sete son arso e vengo meno… ma datemi presto da bere la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosyne”. Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi e ti daranno da bere (l’acqua) del Lago di Mnemosyne; e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui anche gli altri mystai e bacchoi procedono gloriosi.-[1]

La calligrafia del Libro di Sinistra è visivamente diversa da quella del Libro di Destra. Il carattere testuale è composto da forme appuntite, le sue lettere matrici la a, la o ricordano vagamente degli astri mentre le lettere alte, come la l riportano alla visione di un albero o di una fonte. La costruzione di quella che ho chiamato Littera Stellata, coltiva le sue radici nel carattere testuale Piccolo Canone Gotico, o Got(t)ico, creato per la scrittura di alcune glosse esoteriche nei passi della Bibbia e per le Sfere, un lavoro poetico dedicato all’arte del Tai Chi ( Figure 3.I e 3.II). La parola Gotico occulta Gott, la t invisibile è quella che nasconde il secondo senso di lettura, lasciando che s’interpreti ‘gotico’ come lo stile calligrafico nato nell’undicesimo secolo nel Nord Europa.

FIGURA 3.I

FIGURA 3.II

Le immagini celate nella scrittura del Libro di Sinistra richiamano i  totenpässe[2]  , termine tedesco coniato per le Lamine d’Oro Orfiche che accompagnavano  l’iniziato durante il suo ingresso nell’Oltretomba, istruendolo sui pericoli nel reame dei morti e sulle risposte formali da lasciare ai giudici (i custodi) delle lande ctonie. Nella Littera Stellata che compone il testo di Sinistra si adombra la formula Son Figlio del Cielo Stellato, che appare nelle Lamine, è una chiave d’ingresso che connette l’iniziazione al mito di Dioniso Zagreo. Vi sarebbe da disquisire circa la posizione a sinistra del testo Palindromale, poiché tradizionalmente la via di sinistra conduce al Tartaro, mentre quella destra all’Isola dei Beati (Platone, Gorgia). Parmenide nel suo Poema canta della Dea Mnemosyne che gli raccoglie la mano destra nella sua. In effetti i due Libri del manoscritto sono processi di un viaggio, l’uno procede nelle densità psichiche ove domina il Signore dei Cento Milioni di Anni, in cui l’iniziato è avviluppato da grumi e aggregati emotivi e sensuali. Simili strati di pelle, secondo la visione gnostica, danno origine a personaggi e questi, attraversando le narrazioni, si dissiperanno uno dopo l’altro, denudando lo spirito del viaggiatore. L’altro Libro parlando dei processi veri e propri, rappresenta la mano destra di Mnemosyne che accoglie quella dell’iniziato.

Ogni lettera ha un suo ‘corpo’, il corpo di scrittura, ed esso è costruito in un dato spazio, il campo.  Se la lettera avesse un corpo proteiforme le sue potenzialità oltrepasserebbero la ferrea logica che la avvita al sistema lineare della parola in cui è inserita. L’漢字 hanzi, il carattere mandarino, è composto di un minimo di uno a un massimo di otto segni, come le braccia dell’octopus; i segni vengono connessi fra loro da una sequenza di scrittura, l’ordine dei tratti, che occupa tutte le direzioni nella bidimensionalità del foglio. Gli albori degli hanzi si trovano guardando oltre sei millenni indietro, nella Cina più antica, ove la scrittura era un fondamento all’oracolo, una parte vivente della profezia. Le domande erano incise sulle ossa di una tartaruga, sacrificata e opportunamente preparata. Le parti scalfite attraversavano il fuoco, nel cui calore si originavano delle fenditure, 兆zhao, i presagi. Gli zhao venivano decifrati secondo le direzioni, quasi disegnassero una mappa spazio temporale, la divinazione era in effetti questo: una raggio che illuminava gli accadimenti in un certo punto dello spazio tempo. Il carattere 兆zhaoè composto dal termine che indica la persona, 人ren più quattro segni, identificanti altre due piccole persone 仌, l’una proiettata da ciascun lato del primo carattere: le possibilità incipienti e ancora non determinate nelle quali abita l’oracolo. Siamo nel primo capitolo del TaoTeChing: Tao che può essere Tao non è il sempre-Tao, dove per sempre-Tao intendo l’indeterminabile in cui giacciono tutte le possibilità dell’essere. 人ren è la persona e una volta che la si determina con un nome , dallo stato indifferenziato dell’essere questa diviene un particolare dell’essere, la persona si divide in due 仌, come avviene nella cosmologia taoista con Yin e Yang che si differenziano dal TaiChi.  Dall’uno il due, si legge nel TTC, nel caso di cui parlo l’uno è il carattere 人 e il due仌nel tre tutti i destini, i Diecimila Esseri, il tre, in questo discorso è zhao, l’Oracolo, le tre persone: 兆.  Zhao rappresenta la conoscenza divina attraverso la profezia. Etimologicamente discende dal pittogramma di epoca Shang (XVI secolo a.C.) che rappresenta le crepe nel guscio durante la divinazione. Mi ricorda il processo della Pentecoste Cristiana in senso inverso. Nella profezia la fiamma attraversa l’osso del guscio, uscendone. I gusci nella Kabbalah di tradizione luriana sono le Kelippah. Lo Zohar racconta di dieci mondi, creati dalla Sitra Ahara, la dimensione del male la cui radice risiede nella Sefirah Din. Essi sono stati distrutti da Dio prima della creazione del mondo in cui pone Eden, in un processo abissale ove creazione e distruzione sono mischiati in un solo concetto. Shiva distrugge e crea, danzando.  La perla si trova nel guscio, kelippah. La pescatrice di perle di  Katsukawa Shunshō è insidiata dal minaccioso braccio della piovra mentre reca in mano un’ostrica con il suo tesoro. Per assicurarsi la perla la fanciulla deve entrare nel reame del polpo e simbolicamente nelle melme in cui giacciono gli Arconti delle visioni di Ippolito. Nel mare vive il Grande Mana della tradizione mandea. Nel Ginza di Sinistra III: – Io sono un grande Mana che abitava nel mare… finché ali mi furono allestite ed io mi innalzai al luogo della luce.  Nel quarto libro apocrifo di Esdra, un’apocalisse, cap. 13 viene scritta la visione dell’Uomo che vola in alto -dalle profondità del mare-. H. Jonas inscrive in questo contesto il simbolismo del pesce nel cristianesimo primitivo. I Naasseni trasmisero la loro visione del Salmo 29, 3 e 10: –Le molte acque rappresentano il mondo multiforme della generazione mortale nel quale è affondato il dio uomo e dalla cui profondità egli invoca il Dio supremo, l’Uomo Primordiale, il suo modello originale non caduto – (Ippolito V, 8, 15).Per i mandei il mare e il dragone erano rappresentazioni del corpo. In generale per gli gnostici l’Egitto simboleggiava la materia, Ippolito cita un detto dei Perati: Tutti gli ignoranti sono Egiziani. Per ignoranti dobbiamo intendere tutti quelli che sono privi di gnosi. Nella tradizione giudaica Dio trae dall’Egitto il suo popolo, facendolo condurre da Mosè, in chiave simbolica possiamo intravedervi l’elevazione dell’anima eletta Israele, dallo stato di schiavitù in cui era ridotta nella materia e dall’ignoranza, cioè la non conoscenza della Torah, la legge di Dio, verso un livello di coscienza superiore, rappresentato dalla Montagna, il Sinai, sulla quale Mosè s’incontra con il Volto del Signore. E in quel luogo alto riceve la Legge, la sapienza-Torah. Per via dei Neteru (gli Dei) che venivano raffigurati con la testa di animali e la forte presenza della magia, ricorda H. Jonas, in alcune dottrine gnostiche l’Egitto incarna persino un principio demoniaco.  Torniamo così nella valle del Nilo ad Osiride, signore dei Morti. Il geroglifico del Dio è un occhio sormontato da un trono con accanto la figura di uno ierofante. L’etimologia del suo nome proposta dallo Westendorf nel 1987, propone il senso di ‘colui che porta l’occhio’. La scrittura di un geroglifico egizio non è confinata alla bidimensionalità, non ha bisogno di occhi umani che la leggano. All’interno delle Piramidi e nei sarcofaghi, essa è avvolta nell’oscurità completa, a contatto con la materia morta, priva di qualunque attenzione in una sorta di vuoto cognitivo, è ‘sacra’ cioè separata dal contesto umano e dalle sue interpretazioni. Non è nemmeno affidata alla ‘memoria’ dei bardi, poiché non è destinata al mondo umano. Il geroglifico è per i Neteru, gli Dei, per l’Occhio di Osiride. Il polpo, scopre Godfrey Smith, vede con tutto il corpo, la sua pelle ha la capacità di ricezione della luce. Proteo, il Vecchio dei Mari la cui rappresentazione è il polpo, di cui si è detto prima, è un Dio profetico, vede attraverso le trame spazio temporali.

Abbiamo detto che la ricerca della lettera perfetta per un amanuense chiuso nei monasteri nell’era di mezzo, era l’opera della sua vita, la chiave per tornare alla nudità edenica, per spogliare l’Adam della tunica di pelle. Nell’epoca della logica scolastica, la lettera seguiva la sua via, perché paradossalmente proprio la sua rigidità era il rasoio con cui si raschiavano i velli del peccato nell’anima. Come la Regola dell’Ordine comandava i ritmi della vita monastica, la regola della lettera scandiva quelli dell’espiazione interiore. L’inchiostro come via di fuga dal mondo. Nei cefalopodi l’inchiostro rappresenta una via di fuga nella quale, oltre il momentaneo oscuramento dello spazio circostante attraverso il liquido nero, si attua una sorta di strategia della distrazione, lanciando assieme al liquido anche del muco che, una volta disperso, si coagula in ammassi, generando forme in grado di sviare l’attenzione del predatore. Nei manoscritti chiamati: Scritture Sui Lignaggi Sciamanici, di cui lascio un esempio in Figura 4, ho composto una lettera partendo dalla minuscola Beneventana, un canone in uso nei monasteri di Montecassino e Benevento attorno all’VIII secolo.

FIGURA 4

 

Su tale radice ho sovrapposto le forme di caratteri di altra natura, quelli dell’ebraico e dell’arabo, ne è nato un canone che pur servendo le parole dell’italiano, inducono la mente nell’illusione di trovarsi innanzi ad altro. L’inchiostro, in questo caso, funziona come nel polpo, non genera solo la lettera ma, dalla forma madre, diversi altri segni non visibili si sparpagliano nella mente di chi legge, originando mondi a se stanti, noti solo all’osservatore. Siamo ingannati dalla nostra immaginazione, caduti in trappola di quella logica dell’inconscio aliena al mondo ove tutto è la parte e la parte è il tutto. In quel luogo le cose non si urtano fra loro nel principio della non contradizione, si confondono fra loro, si mischiano, corpi onirici che, ingoiandosi l’uno nell’altro, generano altri corpi. Nella mia scrittura cerco il collasso del segno principale una volta che viene osservato, la sua disgregazione in altri segni, l’effetto contrario della calligrafia: l’attimo in cui il Faraone passa da questo mondo a quell’altro. Wittgenstein nella proposizione 6.4312 del suo Tractatus: La soluzione dell’enigma della vita nello spazio e nel tempo si trova al di fuori dello spazio e del tempo. E nella 6.522: –c’è veramente l’inesprimibile- Si mostra è il mistico. Nella sua opera Twin Peaks, Lynch fa cantare all’Uomo da un Braccio Solo quest’assurdo poema: –Nell’oscurità di un futuro passato/il mago desidera vedere/ Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro/Fuoco cammina con me.- La Torah  contiene fuoco nero su fuoco bianco [Zohar III, 132a], un fuoco che non consuma, la fiamma del roveto che si liberò innanzi a Mosè. Il fuoco annienta ma allo stesso tempo è ordinatore dei cicli della vita, dalle ceneri della sua distruzione il terreno trae nutrimento per un nuovo bosco. Così è la lettera dei miei manoscritti, un fuoco che distrugge se stessa e al contempo si crea in altre immagini di se stessa, una danza di morte e di vita, simboleggia l’atto sciamanico. La fiamma nella mitologia di David Lynch, è il cancello sacro oltre il quale si diviene sciamani. La famosa locuzione ‘Fuoco Cammina con Me’, nella sua lingua originale è Fire Walk with Me, prendendo la prima parte della frase: firewalk, dove walk è ‘camminata, passeggiata’, abbiamo: marcia del fuoco.  In diverse culture, specie nell’India, passare sui carboni ardenti segna lo stato di iniziazione alla divinità. Nell’Anastenaria, un’atavica usanza bulgara, gli iniziati entrano scalzi dentro il cammino fatto di braci infuocate, danzando per pochi istanti sui carboni ardenti. Siamo innanzi al retaggio di un’antica cerimonia nella quale si cerca l’entusiasmo, cioè l’en-theos, il Dio dentro,gli iniziati al culto dei santi desiderano unirsi a Dio. Prima dei tempi, nella mitologia aborigena australiana, vi fu il Tempo del Sogno, ove la realtà di ogni mondo era già in essere ma giaceva in uno stato primordiale d’indistinzione. In questo stato abitavano i capostipiti divini dei lignaggi, i Totem, esseri metafisici. Si tratta di una visione onirica che viene da epoche remote, nelle narrazioni più attuali, la possiamo assaporare in Borges e nel suo allievo Fernandez. Quest’ultimo propone l’idea dell’essere come un visione onirica, tutta la realtà è sogno e in essa la distinzione dei singoli enti non è che un riflesso di morgana, anche la vita e la morte fanno parte del sogno. Per Matte Blanco l’inconscio diviene un luogo abitato da leggi diverse da quelle che governano la coscienza. Mentre in quest’ultima domina ciò che egli definisce ‘legge aristotelica’, cioè il principio di non contraddizione (ciò che è vivo non è ciò che è morto), nella prima la situazione è del tutto differente e ciò che è vivo è lo stesso di ciò che è morto. In generale il tutto e la parte sono la medesima cosa, Blanco, per rendere accessibile il suo concetto, sottopone al lettore l’esempio del braccio che è parte del corpo e il corpo che è parte del braccio. Per gli aborigeni australiani Sogno e Legge sono sinonimi. Ted Chiang nel suo racconto Storia della tua vita immagina alieni dalle forme simili a quelle dei polpi, ma con sette braccia (che fungono anche da gambe), gli eptapodi. Gli alieni di Chiang esprimono una scrittura in alcun modo assimilabile al concetto che un essere umano ha di essa.  – La loro scrittura non si divide in parole. I logogrammi che compongono ogni frase sono mischiati. Li uniscono capovolgendoli e modificandoli. – […] – Quindi per quanto capovolta sia, possono leggere qualsiasi parola con facilità[…] Mi domando se non dipenda dalla loro simmetria radiale. Se i loro corpi non sono tenuti propriamente ad andare avanti, forse neppure la loro scrittura ha bisogno di una direzione simile. -. [pagg.120-121]. La scrittura è lineare, devo leggere parola per parola sul foglio per giungere al senso della frase. Ma se esistesse una scrittura che non fosse legata al tessuto spazio-temporale? Proviamo a toccare questa possibilità intuita nel racconto di Chiang. Su di un foglio traccio un insieme di punti. Ogni punto giace senza collegamenti lineari con gli altri, so per certo che quell’insieme di punti è una frase. E per leggerla devo connettere i punti secondo una certa logica e inquadrarli in determinati campi (per esempio quelli del verbo, del soggetto e del complemento oggetto), secondo il sistema di progressione dettato dalla grammatica della lingua che adopero. Mettiamo di uscire dalla bidimensionalità della lettera, cioè dal foglio (o dallo schermo dove sto digitando quest’articolo). Nel caso di una scrittura simultanea l’insieme dei punti mi apparirebbe comprensibile all’istante, senza irreggimentarne i punti, gli autori della riduzione a film (Arrival) del racconto di Chiang interpretarono questa capacità attraverso l’immagine di cerchi dotati di peduncoli. Cerchi che ricordano esteticamente la forma dell’Uroboro, il serpente alchemico, l’Annus, il ciclo di compimento dell’Opera. Perciò una scrittura non lineare dove inizio e fine accadano nello stesso atto, testa e coda del serpente uroborico che si fondono. Secondo Wittgenstein dividiamo continuamente la realtà stabilendo una relazione fra i fatti, accade qualcosa di simile nella formazioni delle frasi. Il Noumeno (Kant) una realtà aliena ed esterna al pensiero, indivisibile e atemporale, per essere percepita dalla mente dev’essere rivestita di relazioni e quindi di spazio tempo (Berti) perché resti nel campo della coscienza. Nella concezione di LaoTze il Tao rimane nella sua realtà imponderabile sino a quando non si circoscrive nello spazio tempo dei nomi, delle categorie. Nell’Eden l’Adam e la Vivente godono dell’Immagine Non Misurabile di Dio, il riflesso della sua noumenica realtà, sino a quando non ingoiano il frutto strappato dalla radice dell’Albero della Vita, cadono nel campo dei fenomeni, rivestendosi di pelle, simbolo del tessuto spazio temporale. Nell’Apocalisse a lui intitolata, la parola noetica e simultanea intessuta di infinitezza è quella trasmessa ad Adamo da Dio: –Mi ha insegnato una parola di conoscenza del Dio eterno. E noi somigliavamo ai grandi angeli eterni, poiché eravamo superiori al dio che aveva creato noi e il potere con lui, che noi non sapevamo.-. Riprendiamo i geroglifici dormienti nelle profonde oscurità dei sarcofaghi. Immaginiamoli – una volta sigillato il sarcofago- come una costellazione di punti luminosi nelle tenebre quasi assolute. Astri nel cielo al di sopra del corpo disteso del defunto. Il ‘connettore’ potrebbe essere proprio l’elemento che attiva quelle figure, e soltanto l’occhio di un Neter può guardare, senza che esse collassino in una rete di significati. L’eterno attimo della filosofia egizia. Il Faraone ha il compito di permanere nell’Oltretomba, per proteggere i figli dell’Egitto dalle spire del caos, dal collasso di quelle parole che si addensano nella mente divenendo legami pesanti che cementano i Kau , le personalità, nelle tombe. Violare l’eternità del buio, profanare la Piramide ingabbiandosi nel significato, nel momento in cui vengono alla luce. Leggendoli bloccheremmo il loro stato di piena potenzialità. Il segreto è la potenza, quand’esso viene interrotto la parola si incastra nella fossa del tempo e dello spazio di chi legge.-. Riprendendo la visione di Chiang, Luis Banks spiega le sue scoperte sul linguaggio alieno: – Per gli eptapodi lo scrivere e il parlare potrebbero essere così differenti da un punto di vista culturale o cognitivo che usare linguaggi potrebbe avere più senso che usare forme diverse dello stesso idioma.-. A questo punto Gary le risponde: –E magari loro pensano che la nostra forma di scrittura sia ridondante come se stessimo sprecando un secondo canale di comunicazione.- [pagg.125,126].

Con la lettera siamo ancorati nella linearità, percorriamo una strada che obbliga la parola in un’unica direzione. Chiang apre la possibilità a una visione non più lineare ma geometrica della parola. Scrittura e voce non sono più obbligate a rimanere incatenate in un unico senso cognitivo, ma divengono due alterità di esso, due coordinate cognitive. Lo scritto diviene una delle due possibilità di un pensiero che avvengono simultaneamente. Perché gli eptapodi possiedono una diversa percezione del tempo. L’uomo la vive come una progressione di eventi, l’uno dietro all’altro, mentre l’alieno di Chiang vive i processi temporali in modo simultaneo. Non vi sono eventi nell’espressione eptapode ma relazioni. Nelle lingue alfabetiche occidentali  le frasi vengono composti allo stesso modo in cui percepiamo il tempo. L’Eptapodenon si avvale dello stesso processo temporale ma relazionale mentre compone il suo periodo. Nella specie umana non vi è nulla che somigli a un simile processo creativo. Ad una simile concezione della parola vi si avvicinarono- per un errore-  gli antichi esploratori dei Geroglifici Egizi, quando immaginarono che essi dovessero rappresentare idee e pensieri e non suoni linguistici. Si chiama semagramma la capacità di tradurre il pensiero in un solo segno. Per esempio, un cartello di divieto di transito ⊖ è un semagramma. In matematicaꙩ è il simbolo usato per il doppio prodotto scalare fra tensori, in geroglifico egizio determina il nome di Dio. Una lettera proteiforme ordina il caos di un mondo dominato dall’assenza della non contraddizione è e non è un segno univoco all’interno della parola.  Il pagliaccio di King e Freddy Krueger  sono entità proteiformi, agiscono nella dimensione onirica. Luoghi letterari che vengono da lontano, mutuati dalle entità descritte prima, gli Arconti delle mitologie gnostiche, i padroni degli spazi astrali, gli indefinibili abissi che avvolgono la coscienza. Stupratori delle anime, essi sono ingannevoli, si trasformano per attrarre nelle loro gole infoiate le anime che attraversano l’oltretomba. Nella dottrina manichea essi sono i plasmatori dei mondi, che modellano in modo simile a gemme, ‘come un orefice intaglia un cameo’ [Rotoli Cinesi di Turfan], da offrire in dono alle anime, persuadendole dell’abbondanza di potere con cui le ricopriranno se si calano nei loro fossi cosmici, i mondi originati dalle loro creazioni. Sono però anch’essi forgiatori di mondi, capaci di essere in ogni forma, ingannano le prede, la loro indole determina anche il loro ruolo: ordinatori nel caos degli incubi. Proprio nel luogo laddove le regole della non contraddizione sembrano cadere, nell’inconscio come nel recondito universo in cui dormono i Grandi Antichi di Lovecraft, queste entità sono l’unica possibilità delle forme di esistere secondo un criterio che segue le loro trasformazioni. Nell’epopea gnostica Twin Peaks di Lynch,  le entità promanate dalla Loggia Nera somigliano alle potenze inferiori che hanno costruito l’universo materiale delle tradizioni gnostiche ed anche nell’epica lynchana la realtà del mondo è una creazione di simili entità. Esse si trasformano o entrano negli esseri delle dimensioni terrene. In una caverna, riconducibile al topos della grotta platonica, viene rinvenuto un petroglifo che in seguito sarà decifrato come la mappa per trovare l’accesso alla Loggia Nera, la fornace in cui nascono gli spiriti inferi.Earlie riesce a trovare l’ingresso della Loggia Nera a prezzo della sua salute mentale, esprime lo scopo della sua ossessiva ricerca che lo ha trascinato nella follia: – a chi li sa imbrigliare, gli spiriti di questa terra nascosta di urla soffocate e di cuori spezzati, offrono un potere così vasto, che chi lo detiene potrebbe riordinare la Terra a suo piacimento.- Il potere sulla vita e sui mondi è, alla fine, un dono degli Arconti come lo è il viaggio attraverso lo spazio-tempo.

 

Una sintetica raccolta bibliografica per seguire i percorsi dei Diari:

  • Libro Tibetano dei Morti , a cura di Graham Coleman e Thupten Jinpa;
  • Punto, Linea, superficie, W. Kandinsky;
  • Essenza del tantra, di Abhinavagupta e R. Gnoli;
  • Altre Menti, di Peter Godfrey-Smith;
  • L’ inconscio come insiemi infiniti, di Ignacio Matte Blanco;
  • Il Manicheismo- Vol.3, a cura di R.Gnoli;
  • Storia della tua vita, di Ted Chiang

Note:

[1] Traduzione di Pugliese Carratelli

[2] Traduzione dal tedesco: passaporti per i morti

 

Alessandra Biagini

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