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 Ripensare l’Uomo: una breve riflessione antropologica postmoderna – Umberto Bianchi
Filosofia

Ripensare l’Uomo: una breve riflessione antropologica postmoderna – Umberto Bianchi

30/09/2021 0 Comment

Vi sarà capitato di fermarvi davanti ad una foresta, di quelle veramente massicce, fitte, dagli alberi ad alto fusto. Una di quelle che, solo a guardarla ti ci senti già perduto, travolto da un insolito e sconosciuto timore. Timore di quei bui accessi, dentro ai quali può nascondersi chissà chi o che. Ma poi vedrete che a quel timore andrà man mano sostituendosi una strana attrazione, una irrefrenabile voglia di entrare a far parte di quella verde oscurità, di salire sulla cima di quegli alberi, sino ad immedesimarsi con quel verde oceano…E’ una sensazione arcana e misteriosa, che ci può cogliere ogni qualvolta ci si soffermi ( come è accaduto a chi scrive, in quel del Brasile) a contemplare una foresta tropicale. Quel manto verde scuro, si fa così ieratico portatore di un richiamo senza tempo, che ci pone una domanda che, dall’atemporalità del suo porsi ci rilancia nel vorticoso succedersi delle umane vicissitudini. Da dove viene l’uomo e qual è il suo ruolo oggi? Una domanda che, specialmente alla luce dell’attuale contesto epocale riveste una sua particolare importanza. Il tema delle origini e della possibilità di un loro almeno parziale disvelamento, dovrebbe costituire il propellente ed il viatico in grado di dare un giusto senso ed indirizzo al futuro. A voler proprio guardare le cose alla lontana, sono suppergiù due secoli che due scuole di pensiero si contendono, a tal proposito, il proscenio. Da una parte gli inveterati fautori di un modello meccanicistico-casualistico che vede l’apparire delle varie specie viventi, uomo incluso, come il frutto di un cieco meccanismo di adattamento e selezione, proteso ad un continuo ed indefinito miglioramento. Qui l’uomo è visto come frutto dell’esaltante percorso evolutivo, che ha portato d’improvviso l’umile scimmietta a trasformarsi nell’ invitto dominatore dell’orbe terracqueo, riconfermando in tal modo il principio che “gli ultimi saranno i primi”, i poveri e i diseredati (le scimmiette del nostro caso, sic!) si trasformeranno in padroni, nel nome di una nemesi storica che partendo dai primordi dell’uomo, si vorrebbe far arrivare alla lotta di classe. Dall’altra parte invece, si continua a perseguire una interpretazione letteralista dei Libri Sacri, frammischiata ad una quanto mai confusa e rabberciata presunzione antropocentrica, in grazia della quale l’uomo non può discendere da una bestiaccia quale la scimmia, anzi, a dir di qualcuno, le povere bestiole altri non sarebbero che la degenerata espressione vivente di alcuni individui di bassa lega e l’uomo sarebbe il diretto frutto della divina creazione con acqua e argilla, così come prospettato da quei Sacri Testi.

Diciamo intanto che la scienza ufficiale, sfrondate le semplificazioni del primo evoluzionismo, che vedeva l’uomo nel ruolo di diretto discendente di primati quali scimpanzé e simili, in base a tutta una serie di scoperte e di ritrovamenti, ha cominciato a vedere le cose pressappoco in questo modo: svariati milioni di anni fa in un’area definita “antropofiletica”, comprendente una zona che va dall’Africa Orientale all’India Occidentale, allora ricoperta da foreste tropicali, vivevano delle strane ed arcaiche scimmiette chiamate”proconsul”, “oreopitechi” e “ramapitechi”, la cui tendenza a permanere erette sulle zampe posteriori era più marcata rispetto ad altre, similari specie. Ora, a causa di quel sommovimento geologico che avrebbe determinato la nascita della “Rift Valley” (un profondo avvallamento sormontato da montagne, che va dall’Etiopia al Kenya, sic!), si sarebbero determinate due diverse aree climatiche: da una parte, verso occidente sarebbe rimasta la foresta tropicale, dall’altra, verso oriente, si sarebbe formata una sconfinata savana. Oltre ad una differente caratterizzazione climatica e paesaggistica, le due aree avrebbero conosciuto lo sviluppo differenziato di varie specie animali, tra cui le nostre scimmiette. La scomparsa delle fitte foreste tropicali avrebbe, difatti, favorito l’andatura bipede di queste ultime, atta alla più facile reperibilità di cibo, provocandone una graduale, ma significativa, mutazione. Il lungo cammino verso l’Uomo, così come lo conosciamo oggi, sarebbe poi passato attraverso l’Australopiteco e via via attraverso una grande varietà di pre ominidi, sino ai nostri più somiglianti antenati ominidi Pre Sapiens, gli Homo Abilis, gli Homo Erectus, i Cro Magnon, i Neanderthal e via discorrendo, sino all’attuale Sapiens Sapiens. Un cammino lungo, dunque, tra l’altro costellato da una miriade di specie e sottospecie, con una tale sequenza di involuzioni, estinzioni, apparizioni e migrazioni, da far ripensare profondamente l’intero schema tassonomico che, sinora, l’aveva fatta da padrone. Un ripensamento che, ad onor del vero, riguarda tutte le scienze umane e che, nel contesto dell’antropologia, ha i propri natali nel grande contrasto emerso alla fine del 19° secolo quando, accanto all’indirizzo di pensiero evoluzionista rappresentato dai Darwin, dai Tylor, dai Frazer e dai Morgan, tutto imperniato su un modello di sviluppo eguale per tutte le latitudini umane,( sia che questo riguardasse l’evoluzione fisica della specie umana (Darwin), che quella culturale (Tylor), che quella religiosa (Frazer), che quella tecnologica (Morgan) ), si affiancò un indirizzo che, non credendo alla simultaneità dello sviluppo umano, ne teorizzò piuttosto la diffusione da un determinato luogo o ambito etnico che dir si voglia al mondo intero, il “diffusionismo” appunto. A cominciare furono gli studi dei Bopp, dei fratelli Grimm, sino ad arrivare ai Boas, agli Smith, ai Perry ed al funzionalismo di Malinowski. Una crisi che prende le mosse ed acquisice forza proprio nell’ultimo tratto del 19° secolo, con la prima grande crisi del Positivismo ottocentesco, di stampo evoluzionista. Gli ulteriori decenni del secolo passato, sino ad oggi, a proposito della ricerca sulle origini dell’uomo, vanno arricchendosi di una impressionante serie di scoperte che spaziano sia dalla più classica ricerca  paleo-antropologica, che dai progressi della ricerca spaziale applicata alla climatologia, dagli spettacolari progressi della genetica, sino ad arrivare alle ultime novità nella ricerca storica ed archeologica. Tutte queste branche del sapere e le loro relative scoperte ed applicazioni, portano tutte irrevocabilmente in direzione di una inarrestabile retrodatazione della storia delle origini dell’uomo e del successivo sviluppo della sua civiltà. Oggi i resti di Australopithecus Afarensis datano a 4,5 milioni di anni fa mentre, come abbiamo già visto, la discendenza diretta dell’uomo dalle scimmie antropomorfe viene messa in discussione, in favore di una comune discendenza da un ramo comune di Primati (le cosiddette scimmie “Catarrine”), le quali avrebbero trovato le proprie origini in specie insettivore semi-arboricole, quali il ”Purgatorius” risalenti addirittura alla fine del Mesozoico (all’incirca 70 milioni di anni fa, in coabitazione con i Dinosauri, sic!) ed ancor oggi rappresentate dalle Tupaie, e che avrebbero via via generato le Proscimmie allora rappresentate dagli “Adapis” (progenitori degli attuali Lemuri), poi improvvisamente sostituite, all’incirca 40 milioni di anni fa, dalle due grandi famiglie di Primati: le già citate scimmie Catarrine, cioè “dal naso stretto” e le Platirrine, “dal naso largo”. Apparse ambedue nell’emisfero nord del mondo, le due specie di Primati sarebbero poi  migrate verso il sud del mondo, dando luogo a due diverse vicende. Mentre le Platirrine, si sarebbero stanziate in America latina, dando vita a tutte le specie tuttora viventi di Primati arboricoli, le Catarrine sarebbero emigrate in Asia, da cui successivamente avrebbero mosso verso l’Africa, dando luogo ai Driopitecidi (tra cui il famoso Proconsul), un’altra strana specie di scimmiette, ad ora considerate le progenitrici delle scimmie antropomorfe e dell’uomo, mentre il famoso Ramapiteco sarebbe stato ricollocato su una linea evolutiva differente dal philum diretto con l’uomo. Stesso destino sarebbe toccato al famoso “Uomo di Neanderthal”, sino a poco tempo fa considerato un rozzo progenitore del Sapiens ed invece ora ritenuto il frutto di un ramo evolutivo parallelo a quello dei Sapiens, animato da una cultura di una certa complessità, poi estintosi senza lasciar tracce genetiche riscontrabili. Il tutto, all’insegna di due fondamentali fattori precedentemente citati: il primo, desumibile dalle scoperte di cui abbiamo trattato, ci delinea una comune area di provenienza geografica , (almeno per quanto riguarda gli inizi) della specie umana, la cosiddetta “area antropofiletica”, collocabile tra Africa Sud Orientale e Sub continente indiano. Il secondo, rimarca la discontinuità del processo evolutivo, il cui “philum” è sempre più concepito come un procedere “a cespuglio”, in un continuo alternarsi di evoluzioni, regressi ed improvvise estinzioni, anzichè secondo un moto di unilineare progresso. Le stesse ricerche nel campo della genetica dei vari Cavalli-Sforza, accanto alla mappatura del genoma, ci stanno aiutando a capire la dinamica dei cambiamenti e degli spostamenti di popolazioni e razze. Allo stesso modo, le recenti scoperte archeologiche del complesso templare di Gobekli Tepe in Turchia, datato a 9.600 anni prima di Cristo e la misteriosa piramide subacquea di Yonaguni in Giappone, (tanto per citare solo due tra gli esempi più eclatanti, sic!) contribuiscono a retrodatare di molto sia la nascita della civiltà che, infine, quella della specie umana stessa. Un ulteriore ed inaspettato contributo alla questione, lo darà la filosofia del Novecento, anzitutto per bocca di Heidegger, con la sua questione della “Lichtung” o “illuminazione” dell’Essere dinnanzi all’uomo. Per il grande pensatore tedesco, difatti, l’uomo è “gettato” nella grande radura dell’Essere di cui prende coscienza, come a dire che senza l’umana coscienza l’Essere non ha luogo, non s’illumina. Dunque tra l’uomo e l’Essere vi è un rapporto di misteriosa mutualità ed interdipendenza, che fa sì che ci si ponga la domanda su come tale illuminazione avvenga e da dove venga il fenomeno “uomo”.

Chiaramente, a porsi tale domanda non è il solo Heidegger. Diciamo però che il grande pensatore tedesco pone questa domanda alla luce della filosofia esistenziale (di cui è uno dei principali, se non il maggiore, tra gli esponenti). Non solo. Agli inizi del Novecento, un anatomista olandese, Louis Bolk, prendendo spunto dai suoi studi sull’anatomia dei Primati, elabora una teoria sulla “fetalizzazione” e sulla “neotenia”. In pratica, partendo dall’osservazione del comportamento del messicano “Axolotl”, (una varietà di salamandra che, in mancanza di iodio rimane allo stadio di girino, riuscendo anche a riprodursi), si arriva alla conclusione che l’uomo altri non sia che un essere rimasto allo stadio di immaturità, rispetto agli altri rappresentanti del regno animale. Da queste osservazioni prendono spunto le successive elaborazioni teoriche di Arnold Gehlen, Helmuth Plessner, Max Scheler e Peter Sloterdjik. Nel primo è presente l’idea di “esonero”, quale opzione comportamentale che permette ad un essere come l’uomo una risposta agli stimoli dell’ambiente slegata dai condizionamenti di quest’ultimo, attraverso la “tecnica” intesa come possibilità di manomettere l’ambiente circostante. In Plessner è presente l’idea di uomo come essere “eccentrico/ex-centrico”, ovvero non incentrato sulla propria istintualità, come gli altri animali, mentre in Scheler l’uomo si fa “epochè/sospensione” poiché, in quanto essere in grado di negare, sospende il naturale scorrere del mondo. Ancor più intrigante, a questo punto, è l’analisi del filosofo tedesco contemporaneo Peter Sloterdjik. Partendo da “Lettera sull’Umanismo” di Heidegger, Sloterdijk sviluppa la sua idea sull’uomo quale prodotto, aperto ad ulteriori modificazioni, di meccanismi antropogenici. Osservando come nella “Lettera sull’umanismo”  Heidegger, andando ben oltre la sua preferenza per la relazione tra l’Essere ed il Tempo, elabori, attraverso l’immagine del passaggio dall’ambiente al mondo, l’idea di una casa dell’essere, dell’esistenza intesa come abitare. Da qui l’idea di “sfera”, mutuato dal concetto platonico di “chora”, inteso quale incubatrice delle forme e dei comportamenti dell’agire animale ed umano. Attraverso ed all’interno di esse si sarebbe realizzato il lungo processo dell’ominazione, che avrebbe visto il succedersi alle modalità corporeo-animali, quelle simbolico-umane. A detta di Sloterdjik, la “Lichtung/Illuminazione” si sarebbe realizzata grazie all’azione combinata di quattro meccanismi “antropogenici”. Per farla breve, le “sfere” nell’isolare l’essere umano da un ambiente ostile (meccanismo di insulizzazione), ne favoriscono l’ominazione con la conseguente capacità di poter usare gli arti in una maniera tale da poter modificare l’ambiente a piacimento (meccanismo di liberazione dai limiti del corporeo). Tali capacità vengono raffinate ed amplificate dalla prolungata infanzia e dalla persistente immaturità fisica del genere umano (meccanismo della neotenia) che, di tale apparente debolezza, finirà con il fare un punto di forza talmente soverchiante e tendenzialmente in grado di autodistruggerlo, da dover poi creare dei meccanismi di riequilibrio e protezione rappresentati dalle varie sovrastrutture culturali, religiose o mitiche che dir si voglia (meccanismo della trasposizione).

Da tutte queste analisi , incentrate sull’idea  dell’uomo quale essere carente rispetto agli altri appartenenti al mondo animale, traspare un percorso di riflessione “deviante”, rispetto ai dettami del classico scientismo positivista (che tuttora furoreggia nelle sue più adulterate versioni neodarwiniste). L’idea di uno strano essere dall’infanzia prolungata, la cui debolezza si fa punto di forza estremo, stravolge il paradigma evoluzionista incentrato sull’idea di un progressivo adattamento e miglioramento delle specie viventi rispetto agli stimoli ambientali. Ci si ritrova di nuovo dinnanzi ad una vicenda il cui inizio sembra allontanarsi nelle nebbie di un tempo senza fine. L’antenato, il progenitore comune, l’ “anello mancante”, sfuggono alla vista; quando sembrava di averli trovati, ecco che nuove scoperte rimettono il tutto in discussione, retrodatando ulteriormente il calendario. Vi sono teorici come Michael Cremo e come Pino Sermonti che sostengono  invece la presenza umana sulla Terra, risalga a milioni di anni fa, addirittura antecedente a quella delle scimmie antropomorfe; ma chiaramente queste ed altre consimili teorie non sono supportate da alcuna prova e sono pertanto prive di fondamento scientifico. Diciamo pure che è l’intera scienza a necessitare di una radicale e profonda reinterpretazione, proprio perché la sua meccanicistica interpretazione finisce con il condurre a dei veri e propri vicoli ciechi, come in questo caso. A venirci in aiuto, gli stimoli e le suggestioni offertici dai rappresentanti di quel pensiero vitalista che, a partire dal 19° secolo percorre l’occidente come un fiume carsico. Schopenauer in “Il mondo come volontà e rappresentazione” ci parla di un mondo animato da un’irrazionale volontà che, come un misterioso filo elettrico percorre l’intero Essere in tutte le sue manifestazioni, animate od inanimate che siano. Tutto è mosso da questa unica, gigantesca pulsione, alla base della quale sta un irrazionale iato verso la vita. Tale idea andrà poi ad incardinarsi nel pensiero di Nietzsche che, abbandonate le suggestioni metafisiche e consolatorie schopenaueriane mutuate dalle suggestioni del pensiero Indù (i Veda e le Upanishad in ispecial modo, sic!), darà al proprio pensiero un’impronta più marcatamente vitalista e volontarista dello stesso Schopenauer. L’idea di un mondo come Caos, all’interno del quale solo la volontà e la capacità di adattamento la fanno da padrone, la complessa relazione tra Essere ed Io, ma anche la inusitata capacità di sopportare e di vivere appieno l’irrefrenabile ciclo degli eventi che caratterizzano il Caos-Mondo, costituiscono le principali tracce che daranno forma e sostanza al pensiero vitalista degli anni a venire, da Dilthey a Simmel, da Bergson a Spengler, da Husserl a Von Uexkull, passando per Scheler,

Heidegger ed altri ancora. Il mondo è irrazionale ed insensata volontà e spinta alla vita ed all’autoaffermazione del Sé, ma non è assolutamente il meccanico e materialistico succedersi di eventi, unicamente regolato da un elementare istinto di sopravvivenza, successivamente interpretato e sviluppato in un volgare e smisurato appetito materiale. E qui viene in gioco l’interpretazione, anch’essa errata, che negli ultimi duemila anni è stato conferito al termine “materia”. La visione cosmologica che presiedeva il mondo antecedente alla riflessione filosofica di Platone, faceva della materia un tutt’uno con l’intero mondo di cui costituiva un insostituibile annesso, all’interno e sopra la quale scorrevano le vicende umane e divine. Gea ed Urano, Terra e Cielo, anche se successivamente sostituite dal più elaborato Pantheon olimpico, costituirono un elemento primario dello svolgersi dell’intero dramma cosmico. Ninfe, driadi, boschi sacri, divinità marine e fluviali, fanno del mondo e dei suoi elementi costitutivi cosa sacra, intoccabile. La stessa riflessione pre socratica, fa della combinazione degli elementi la base, l’a-priori del mondo; lo stesso Anassimandro fa dell’ “apeiron/infinito” la sacra sostanza che presiede all’ordine del mondo. Sarà la sintesi platonica volta a fare dell’ “Idea/Idèin-vedere”, la chiave di interpretazione e semplificazione della realtà, collocando la materia in una posizione subordinata, svilendone il ruolo. L’idea stessa di Demiurgo, quale mediatore ed ordinatore nel ruolo di dare corpo alle idee nell’informe mondo della materia, riconferma quanto qui sinora detto.

Ed allora, solo se saremo in grado di intepretare in una nuova chiave di lettura, al di là di certo dualismo, l’intera vicenda cosmica, allora arriveremo a capire o, quanto meno a dare un senso alla vicenda umana sin dal suo più lontano passato ad ora e, chissà, anche al suo futuro. Allora quel neotenico “puer aeternus”, tanto caro a certa parte di scienza del 20°secolo, non sarà più l’immagine di un fantascientifico scherzo di madre natura. Allora, tutte quelle strane scimmiette dagli impronunciabili nomi latini, non saranno più la malconcia parodia della razza umana. Allora capiremo che, forse, lo smarrimento del senso dell’Essere, di cui tanto ci parla Heidegger, è iniziata ben prima della riflessione platonica. Essa è probabilmente coeva all’uomo ed alla sua ominazione, determinata dal dono di quella Techne, con cui poter modificare la circostante realtà a proprio piacimento. Allora comprenderemo la nostalgia di un Paradiso Perduto, quel senso di “estasi/ec-stasis”, ricorrente un po’ ovunque nelle mitologie e nei credi religiosi di mezzo mondo. Essa è il ricordo del senso di immedesimazione con l’Essere intero, con quella Natura Naturans, all’interno della quale l’uomo (o i suoi presunti progenitori) viveva in un rapporto di stretta osmosi. Allora capiremo quel senso di smarrimento, ma anche di strana nostalgia, che ci prende ogni qualvolta sostiamo dinnanzi ad una foresta o ad un qualsiasi altro scenario di Madre Natura. Quel senso che ci dice che, laggiù nella foresta, abbiamo lasciato qualcosa di prezioso. Qualcosa che ci appartiene e che ora, giunti ad una fase tanto cruciale della nostra civiltà, sarebbe ora di recuperare.

   Bibliografia di riferimento:

– Maria Teresa Pansera, Antropolologia filosofica, Bruno Mondadori, 2001.

– A.Gehlen, L’Uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo’, Mimesis  2010, v. introduzione a cura di Karl-Siegbert Rehberg.                         – Helmuth Plessner I gradi dell’organico e l’uomo. Introduzione  all’antropologia filosofica, Bollati  Boringhieri, 2006. Oreste Tolone, Plessner, Heidegger e l’antropologia  filosofica, in Antropologia filosofica, Morcelliana, Brescia 2010.

– Max Scheler La posizione dell’uomo nel cosmo (1927 su rivista, 1928 come libro), a cura di G. Cusinato, FrancoAngeli, Milano 2000, V ed. Franco Angeli

– Peter Sloterdijk Sfere / Globi vol. 2. 2014, Raffaello Cortina Sfere / Schiume vol. 3. 2015, trad. it. di Gianluca Bonaiuti e Silvia Rodeschini,

– Martin Heidegger Che cos’è la metafisica?, Collana Pensatori antichi e moderni, La Nuova Italia, Firenze 1959; a cura di Armando Carlini, La Nuova Italia, 1979-1996, “Lettera sull’umanesimo” , Adelphi.

– Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Introduzione di Marcella D’Abbiero, trad. di Gian Carlo Giani, Newton Compton Editori, Roma 2011.

 – Michael A. Cremo Thompson, Richard L.; Cremo, Michael A.       (1993). Archeologia proibita: la storia nascosta della razza umana (1a ed.). San Diego: Istituto Bhaktivedanta.

–  Wilhelm Dilthey A. Marini, Alle origini della filosofia contemporanea: W. Dilthey, Firenze, 1984.

 

Umberto Bianchi

 

 

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Quando il trattamento è basato sul consenso dell’Utente, il Titolare può conservare i Dati Personali più a lungo sino a quando detto consenso non venga revocato. Inoltre il Titolare potrebbe essere obbligato a conservare i Dati Personali per un periodo più lungo in ottemperanza ad un obbligo di legge o per ordine di un’autorità.


Al termine del periodo di conservazioni i Dati Personali saranno cancellati. Pertanto, allo spirare di tale termine il diritto di accesso, cancellazione, rettificazione ed il diritto alla portabilità dei Dati non potranno più essere esercitati.


Finalità del Trattamento dei Dati raccolti


I Dati dell’Utente sono raccolti per consentire al Titolare di fornire i propri Servizi, così come per le seguenti finalità: Statistica e Contattare l’Utente.


Per ottenere ulteriori informazioni dettagliate sulle finalità del trattamento e sui Dati Personali concretamente rilevanti per ciascuna finalità, l’Utente può fare riferimento alle relative sezioni di questo documento.


Dettagli sul trattamento dei Dati Personali


I Dati Personali sono raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:


Contattare l’Utente


Statistica


Diritti dell’Utente


Gli Utenti possono esercitare determinati diritti con riferimento ai Dati trattati dal Titolare.


In particolare, l’Utente ha il diritto di:


Revocare il consenso in ogni momento. L’Utente può revocare il consenso al trattamento dei propri Dati Personali precedentemente espresso.


opporsi al trattamento dei propri Dati. L’Utente può opporsi al trattamento dei propri Dati quando esso avviene su una base giuridica diversa dal consenso. Ulteriori dettagli sul diritto di opposizione sono indicati nella sezione sottostante.


accedere ai propri Dati. L’Utente ha diritto ad ottenere informazioni sui Dati trattati dal Titolare, su determinati aspetti del trattamento ed a ricevere una copia dei Dati trattati.


verificare e chiedere la rettificazione. L’Utente può verificare la correttezza dei propri Dati e richiederne l’aggiornamento o la correzione.


ottenere la limitazione del trattamento. Quando ricorrono determinate condizioni, l’Utente può richiedere la limitazione del trattamento dei propri Dati. In tal caso il Titolare non tratterà i Dati per alcun altro scopo se non la loro conservazione.


ottenere la cancellazione o rimozione dei propri Dati Personali. Quando ricorrono determinate condizioni, l’Utente può richiedere la cancellazione dei propri Dati da parte del Titolare.


ricevere i propri Dati o farli trasferire ad altro titolare. L’Utente ha diritto di ricevere i propri Dati in formato strutturato, di uso comune e leggibile da dispositivo automatico e, ove tecnicamente fattibile, di ottenerne il trasferimento senza ostacoli ad un altro titolare. Questa disposizione è applicabile quando i Dati sono trattati con strumenti automatizzati ed il trattamento è basato sul consenso dell’Utente, su un contratto di cui l’Utente è parte o su misure contrattuali ad esso connesse.


proporre reclamo. L’Utente può proporre un reclamo all’autorità di controllo della protezione dei dati personali competente o agire in sede giudiziale.


Dettagli sul diritto di opposizione


Quando i Dati Personali sono trattati nell’interesse pubblico, nell’esercizio di pubblici poteri di cui è investito il Titolare oppure per perseguire un interesse legittimo del Titolare, gli Utenti hanno diritto ad opporsi al trattamento per motivi connessi alla loro situazione particolare.


Si fa presente agli Utenti che, ove i loro Dati fossero trattati con finalità di marketing diretto, possono opporsi al trattamento senza fornire alcuna motivazione. Per scoprire se il Titolare tratti dati con finalità di marketing diretto gli Utenti possono fare riferimento alle rispettive sezioni di questo documento.


Come esercitare i diritti


Per esercitare i diritti dell’Utente, gli Utenti possono indirizzare una richiesta agli estremi di contatto del Titolare indicati in questo documento. Le richieste sono depositate a titolo gratuito e evase dal Titolare nel più breve tempo possibile, in ogni caso entro un mese.


Ulteriori informazioni sul trattamento


Difesa in giudizio


I Dati Personali dell’Utente possono essere utilizzati da parte del Titolare in giudizio o nelle fasi preparatorie alla sua eventuale instaurazione per la difesa da abusi nell’utilizzo di questo sito web o dei Servizi connessi da parte dell’Utente.


L’Utente dichiara di essere consapevole che il Titolare potrebbe essere obbligato a rivelare i Dati per ordine delle autorità pubbliche.


Informative specifiche


Su richiesta dell’Utente, in aggiunta alle informazioni contenute in questa privacy policy, questo sito web potrebbe fornire all’Utente delle informative aggiuntive e contestuali riguardanti Servizi specifici, o la raccolta ed il trattamento di Dati Personali.


Log di sistema e manutenzione


Per necessità legate al funzionamento ed alla manutenzione, questo sito web e gli eventuali servizi terzi da essa utilizzati potrebbero raccogliere log di sistema, ossia file che registrano le interazioni e che possono contenere anche Dati Personali, quali l’indirizzo IP Utente.


Informazioni non contenute in questa policy


Ulteriori informazioni in relazione al trattamento dei Dati Personali potranno essere richieste in qualsiasi momento al Titolare del Trattamento utilizzando gli estremi di contatto.


Risposta alle richieste „Do Not Track”


questo sito web non supporta le richieste “Do Not Track”.


Per scoprire se gli eventuali servizi di terze parti utilizzati le supportino, l’Utente è invitato a consultare le rispettive privacy policy.


Modifiche a questa privacy policy


Il Titolare del Trattamento si riserva il diritto di apportare modifiche alla presente privacy policy in qualunque momento dandone informazione agli Utenti su questa pagina e, se possibile, su questo sito web nonché, qualora tecnicamente e legalmente fattibile, inviando una notifica agli Utenti attraverso uno degli estremi di contatto di cui è in possesso il Titolare . Si prega dunque di consultare regolarmente questa pagina, facendo riferimento alla data di ultima modifica indicata in fondo.


Qualora le modifiche interessino trattamenti la cui base giuridica è il consenso, il Titolare provvederà a raccogliere nuovamente il consenso dell’Utente, se necessario.


Definizioni e riferimenti legali


Dati Personali (o Dati)


Costituisce dato personale qualunque informazione che, direttamente o indirettamente, anche in collegamento con qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale, renda identificata o identificabile una persona fisica.


Dati di Utilizzo


Sono le informazioni raccolte automaticamente attraverso questo sito web (anche da applicazioni di parti terze integrate in questo sito web), tra cui: gli indirizzi IP o i nomi a dominio dei computer utilizzati dall’Utente che si connette con questo sito web, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier), l’orario della richiesta, il metodo utilizzato nell’inoltrare la richiesta al server, la dimensione del file ottenuto in risposta, il codice numerico indicante lo stato della risposta dal server (buon fine, errore, ecc.) il paese di provenienza, le caratteristiche del browser e del sistema operativo utilizzati dal visitatore, le varie connotazioni temporali della visita (ad esempio il tempo di permanenza su ciascuna pagina) e i dettagli relativi all’itinerario seguito all’interno dell’Applicazione, con particolare riferimento alla sequenza delle pagine consultate, ai parametri relativi al sistema operativo e all’ambiente informatico dell’Utente.


Utente


L’individuo che utilizza questo sito web che, salvo ove diversamente specificato, coincide con l’Interessato.


Interessato


La persona fisica cui si riferiscono i Dati Personali.


Responsabile del Trattamento (o Responsabile)


La persona fisica, giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi altro ente che tratta dati personali per conto del Titolare, secondo quanto esposto nella presente privacy policy.


Titolare del Trattamento (o Titolare)


La persona fisica o giuridica, l’autorità pubblica, il servizio o altro organismo che, singolarmente o insieme ad altri, determina le finalità e i mezzi del trattamento di dati personali e gli strumenti adottati, ivi comprese le misure di sicurezza relative al funzionamento ed alla fruizione di questo sito web. Il Titolare del Trattamento, salvo quanto diversamente specificato, è il titolare di questo sito web.


Questo sito web


Lo strumento hardware o software mediante il quale sono raccolti e trattati i Dati Personali degli Utenti.


Servizio


Il Servizio fornito da questo sito web così come definito nei relativi termini (se presenti) su questo sito/applicazione.


Unione Europea (o UE)


Salvo ove diversamente specificato, ogni riferimento all’Unione Europea contenuto in questo documento si intende esteso a tutti gli attuali stati membri dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo.


Cookie


Piccola porzione di dati conservata all’interno del dispositivo dell’Utente.


Riferimenti legali


La presente informativa privacy è redatta sulla base di molteplici ordinamenti legislativi, inclusi gli art. 13 e 14 del Regolamento (UE) 2016/679.


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